Atto unico il 3 luglio del 2017

Ideazione di Giovanni Fabbrocini
Musiche di Antonio Raia al sax tenore con il coro di voci bianche diretto da Salvatore Murru
Curato da TAOO office con il patrocinio del Comune di Napoli

Il suono dell’architettura

La performance si è svolta nello storico palazzo di Poste Italiane, opera del Vaccaro, in piazza Matteotti tra lo stupore dei clienti degli uffici delle Poste Centrali in orario di attività aperta al pubblico. L’azione si è sviluppata in un dialogo sonoro tra il coro del maestro Murru ed il sassofono tenore di Antonio Raia per interpretare l'edificio dal punto di vista linguistico e morfologico.
Il tutto è iniziato con il coro dei fanciulli che, predisposti al piano più alto dell'edificio, non visibili dagli spettatori hanno intonato all'unanime una leggera melodia che ha inondato l'intero androne; alla fine di questo intervento, un fischiettio di congiunzione di Antonio Raia ha ripreso le note per poi dar voce al sassofono. Raia brutalmente invade lo spazio, li musicista si appoggia di spalle alla ringhiera rendendosi visibile e, non lasciando il suono, entra nella cassa armonica naturale del vano scala, infine, inaspettato fuoriesce. Lo straziante suono del sax, che a tratti soffoca in acuti convulsi, viene bilanciato dalla delicata e malinconica leggerezza delle voci bianche ed entrambi riprendono appieno l'ariosa pesantezza dell'edificio che, come simbolo, si erige imponente. La totale compartecipazione degl’elementi ha fatto si che il suono venisse assorbito dall'architettura e da essa stessa cacciato sotto forma di voce propria.

Il suono dell’architettura



La performance si è svolta nello storico palazzo di Poste Italiane, opera del Vaccaro, in piazza Matteotti tra lo stupore dei clienti degli uffici delle Poste Centrali in orario di attività aperta al pubblico. L’azione si è sviluppata in un dialogo sonoro tra il coro del maestro Murru ed il sassofono tenore di Antonio Raia per interpretare l'edificio dal punto di vista linguistico e morfologico.
Il tutto è iniziato con il coro dei fanciulli che, predisposti al piano più alto dell'edificio, non visibili dagli spettatori hanno intonato all'unanime una leggera melodia che ha inondato l'intero androne; alla fine di questo intervento, un fischiettio di congiunzione di Antonio Raia ha ripreso le note per poi dar voce al sassofono. Raia brutalmente invade lo spazio, li musicista si appoggia di spalle alla ringhiera rendendosi visibile e, non lasciando il suono, entra nella cassa armonica naturale del vano scala, infine, inaspettato fuoriesce. Lo straziante suono del sax, che a tratti soffoca in acuti convulsi, viene bilanciato dalla delicata e malinconica leggerezza delle voci bianche ed entrambi riprendono appieno l'ariosa pesantezza dell'edificio che, come simbolo, si erige imponente. La totale compartecipazione degl’elementi ha fatto si che il suono venisse assorbito dall'architettura e da essa stessa cacciato sotto forma di voce propria.

Atto unico il 3 luglio del 2017

Ideazione di Giovanni Fabbrocini
Musiche di Antonio Raia al sax tenore con il coro di voci bianche diretto da Salvatore Murru
Curato da TAOO office con il patrocinio del Comune di Napoli